Monad Shoal (Malapascua Island).

Non lo conoscevo, nessuno me ne aveva mai parlato, non avevo mai letto niente che ne raccontasse la bellezza fintanto che, per fatalità, per errore, per curiosità, per un inconscio desiderio di conoscenza si è mostrato attraverso una pagina del web.

Meraviglia della natura: voglio conoscerti, incontrati, osservarti fintanto che me lo permetterai. Ed è così che sono partita per le Filippine. Solo per lui, solo per avere il privilegio di immergermi al suo cospetto e di fissare nella mia mente quante più immagini possibili di questa creatura che solo per il tempo necessario per liberarsi dai parassiti cutanei risale dagli abissi con un fare quasi indolente compare dal blu, all’improvviso, con una curiosità pari alla mia. Mi era già accaduto a Veligandu (Maldive), ma questa è un’altra storia.DSCF4667

Puntualissima mi presento all’appuntamento con Jey (diminutivo di un nome che non ho mai saputo), la mia guida, che mi accoglie con un sorriso così ampio da far brillare anche gli occhi, che nasconde dietro una sigaretta la mancanza di qualche ora di sonno: sono le 4,15. La luna ci fa da lampione illuminando con luce fioca la stradina che, a bordo di uno scooter, ci porta alla spiaggia. Non quella grande, la marea è troppo bassa, non c’è fondo sufficiente per far avvicinare la barca a riva. È quella piccola, dietro alla baia. Sono a bordo avvolta nel silenzio che precede l’alba. Si salpa. Una tazza di te e l’emozione dell’attesa accompagna la traversata. Il mare è un olio e lentamente il sole sorge. Il rosso, l’arancione, il giallo si riflettono in un mare blu scuro ancora assonnato, ma pronto ad prenderci per mano per mostraci i suoi segreti.

Monad Shoal… uno, due, tre: un tuffo e ci troviamo a 20 metri. Un cenno e giù, nel blu per “accomodarci” su un plateaux a 30 metri. Gli occhi scrutano, cercano impazienti che i giganti si facciamo avanti. C’è sospensione e lo spettacolo offerto è piatto, mono colore. Pare che tutto sia immobile. Eccolo! Lo vedo. Tentenna. Il mio respiro si blocca quasi a non volerlo disturbare. È a due metri da me, si avvicina, no torna indietro, forse timoroso. Ma no, ci ripensa e mi passa sopra la testa, quasi a voler giocare con le bolle. E’ stupefacente: le pinne pettorali innescate in un perfetto corpo fusiforme che ricorda la carlinga di un boing 747 quasi mi sfiora. La pinna caudale, lunga quasi quanto il corpo, è una falce apparentemente innocua che con la leggerezza di una piuma fende le calde acquee. Ogni mia attività vitale si arresta, non so se per paura o per stupore. E’ il più bel regalo di compleanno che potessi ricevere: è già, il 25 agosto è il mio compleanno e loro hanno deciso di festeggiarlo con me.

Sono così ammaliata dal grande signore del mare che volteggia sopra di me che non mi accorgo che se ne stanno avvicinando altri due: è Jey che mi risveglia con un segnale sonoro. Non so dove guardare. Sopra, sotto, a destra, a sinistra. Due esemplari in fila indiana “passeggiano” davanti a me come se fossero sulla Promenade des Anglais, il famoso lungo mare di Nizza, calpestato dalle più nobili celebrità, per farsi ammirare da turisti curiosi comodamente seduti ai tavolini davanti a un coppa di gelato.

Per un attimo ho davanti a me 4 esemplari. 4 paia di grandi occhi che mi fissano completano un muso stranamente corto quasi inaspettato. Ci osserviamo. Cerco di scrutare nel loro io, ma non me ne danno il tempo. Si allontanano in silenzio ed all’improvviso, con la stessa velocità con la quale sono comparsi. Il sipario si chiude, come alla fine di una grande rappresentazione. Chiedi il bis, ma gli attori non lo concedono: sono stanchi, si ritirano in camerino a rifarsi il trucco pronti per la prossima performance.

Gli strumenti mi dicono che anch’io debbo lasciare questo luogo magico. È tempo di risalire. La grande barca a bilanceri capitanata da Renato mi aspetta per riportarmi a casa.

Un grazie di cuore a Jey, a Renato con tutto il suo staff e ai tresher sharks, veri protagonisti di questa avventura, per avermi permesso di conoscerli.

Come vedete c’è sempre tanto da imparare.

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